Rapporto OCSE 2022. Italia sotto la media per numero totale di infermieri e per numero di neolaureati in infermieristica


13 Dicembre 2022

Preoccupanti inumeri nella nostra provincia, con 6,2 infermieri ogni mille abitanti e solo7,21 neolaureati per centomila abitanti, ben al di sotto della media europea.Il Presidente OPI-Lecco Fedeli “Necessario intervenire per rendereattrattiva la professione al fine di garantire adeguati standard assistenziali”


Negli ultimi giorni è stato pubblicato il rapporto OCSE Health at a glance che, come suggerito dal titolo, getta uno sguardo suisistemi sanitari europei e sullo stato di salute dei cittadini. Per quanto concerne i numeri relativi alla carenza di personale sanitario sul territorio italiano i dati emersi non sono certo rassicuranti. All’interno del corposo documento è evidenziato il prezioso contributo che gli infermieri danno quotidianamente in tutti i sistemi sanitari dell’UE. Eppure, se ne evidenzia anche una massiccia carenza. L’Italia purtroppo non risulta tra i Paesi che spiccano nelle classifiche relative a numero diprofessionisti e di neolaureati oltre che di retribuzioni. Infatti, a fronte d iuna media OCSE che si attesta su 8,3 infermieri ogni 1000 abitanti nel nostro Paese il rapporto è di 6,3 (in leggera crescita rispetto al 2010, ma ancoramolto lontano dagli Stati più virtuosi). Ciò che preoccupa ulteriormente è il dato relativo agli infermieri neolaureati: in Italia sono solo 17 ogni 100.000 abitanti. Un numero che ci relega al quart’ultimo posto nel ranking dei 38 Stati membri (la media OCSE è di 43 per centomila abitanti). “Quanto emerge dal rapporto stilato dall’OCSE purtroppo non sorprende. Sono ormai anni che la professione infermieristica è in sofferenza nel nostro Paese e l’emergenza CoViD ha dato maggiore evidenza al problema,oltre ad aggravarlo” - commenta il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Lecco, Fabio Fedeli- “Per risolvere la questione della carenza però non basta pensare di aumentare i posti messi a bando dalle Università per il corso di laurea in infermieristica. Quest’ultima può rappresentare una delle azioni da intraprendere, ma se non ci si impegna a rendere attrattiva la professione si rischia che i posti non vengano nemmeno saturati”. 

I numeri nella nostra provincia- “Dati dell’albo alla mano posso affermare che in provinciadi Lecco abbiamo un rapporto di infermieri per mille abitanti pressoché sovrapponibile alla media nazionale, ossia di 6,2/1000 abitanti. Un numero che con l’aumentare dell’età media e la necessità di prendersi cura di un numero sempre maggiore persone affette da patologie croniche o non autosufficienti è assolutamente esiguo. Ciò che ancor più preoccupa è il dato di neoiscritti inprovincia. A fronte di un numero di 17 neolaureati ogni 100.000 abitanti nellamedia italiana, in provincia ci attestiamo a 7,21.  Come avevo già evidenziato nella letteraaperta inviata ai candidati lecchesi al Parlamento, senza interventi concreti rischiamo l’estinzione della categoria. E la forte carenza infermieristica non è un problema della professione, ma di tutta la comunità, perché va a minare la qualità delle cure”.

Interventi urgenti-  “Quando parlo di interventi concreti non mi riferisco soloagli aspetti salariali. Anche quello è un aspetto critico evidenziato dal rapporto OCSE, dove l’Italia si piazza ben al di sotto della media Europea.Occorre anche valorizzare la formazione post-laurea e riconoscere le competenze acquisite con i percorsi di formazione universitaria, dando la possibilità di una carriera nel campo della clinica: aspetti questi che in alcune realtà estere sono tenuti in considerazione e non a caso abbiamo assistito anche a un aforte emigrazione di colleghi negli ultimi anni. Infine, è necessario adeguare i modelli organizzativi valorizzando le professioni sanitarie, adeguare il numerodel personale di supporto, contrastare il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari, garantendo così adeguati carichi di lavoro e di stress”.


In allegato i grafici di confronto

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